dal lunedi' al venerdi' Orari: 10.00 /13.00 - 16.30/19.30


DALL 11 AL 14 DICEMBRE 2025
ELEONORA DUSE, ISADORA DUNCAN E NOI consulenza coreografica Chiara Frigo
di e con Marta Dalla Via e Silvia Gribaudi
ricerca Materiale Eugenia Casini Ropa, Franca Zagatti e Maria Pia Pagani
The Doozies vuole essere un’opera intorno alla meraviglia della stranezza. Siamo convinte che le nostre stupefacenti antenate avrebbero apprezzato questa sfacciataggine, visto che si sono continuamente schierate contro lo status quo anche quando era classico e mitico.
DAL 19 AL 21 DICEMBRE 2025
L’ apocalisse è imminente.
L’ apocalisse è prossima.
L’apocalisse è inevitabile.
Ma siamo proprio sicuri? Davvero non c’è un barlume di speranza? Un minimo spiraglio di possibile intervento per scongiurare un destino che sembra ineluttabile? E se sì, a quali condizioni? Attraverso quali ostacoli? Siamo ancora in tempo per correggere la rotta? Ma poi, soprattutto, la vogliamo davvero correggere questa rotta?
Dalla scienza al suo opposto, dagli algoritmi alle abitudini quotidiane, dalla politica al progresso e l’inerzia che lo frena, Valerio Aprea porta in scena una serie di monologhi scritti per lui da Marco Dambrosio, in arte Makkox in un assolo iperbolico attorno al concetto di cambiamento, necessario ad affrontare il buio che ci minaccia, laddove comicità e assurdo divengono strumenti affilati per affrontare e provare a scongiurare il grande spauracchio dell’apocalisse. Dall’incontro tra l’attore e il disegnatore all’interno di Propaganda live su La7 nasce questo spettacolo che inserisce alcuni dei monologhi più significativi di quell’esperienza all’interno di un discorso più ampio, fatto direttamente al pubblico coinvolto a più riprese in quello che si può definire un assolo a metà tra il recital e la stand–up.
DAL 15 AL 18 GENNAIO 2026
ABRACADABRA
di
Babilonia Teatri
con
Enrico Castellani, Valeria Raimondi, Francesco Scimemi, Emanuela Villagrossi
Per raccontare alcuni eventi della vita il teatro forse non è sufficiente, c’è bisogno di un atto magico, un rito che trasforma il palco in un ponte che connette la vita alla morte grazie a un gioco di prestigio e a grandi illusioni.
Abracadabra è una parola magica, fiabesca e arcana, un incantesimo che può far apparire quello che non c’è.
Abracadabra è uno spettacolo di magia che ci prende per mano e ci accompagna in territori da cui spesso scappiamo. È uno spettacolo dove la magia racconta quello che le parole non sanno dire da sole.
Abracadabra si chiede che forma si possa dare al dolore.
Si chiede come sia possibile venire a patti con la malattia, se un lutto vada elaborato e se i morti possano parlare.
Il sipario si apre con un vero mago in scena che si fa strumento di connessione con l’aldilà permettendo di nominare l’indicibile e di toccare l’impossibile attraverso la voce di Francesco Scimemi, prestigiatore di professione da trent’anni, che sta in mezzo al guado, che evoca la moglie scomparsa con tutti i colori del tragico, del grottesco e del poetico.
DAL 20 AL 21 GENNAIO 2026
di Antonio Latella, Federico Bellini
di Antonio Latella e Federico Bellini
regia Antonio Latella
con Maria Chiara Arrighini, Giulia Heathfield Di Renzi, Chiara Ferrara, Beatrice Verzotti
Ispirato a un fatto di cronaca realmente accaduto, Wonder Woman ripercorre la vicenda di una ragazza peruviana vittima di uno stupro di gruppo e di una sentenza dove gli imputati vennero assolti in secondo grado di giudizio, grazie a criteri assai discutibili quali l’estetica della giovane donna. La scrittura del testo si muove provando a ricostruire con l’immaginazione non solo il fatto in sé, quanto i continui ostacoli affrontati dalla ragazza per provare ad affermare la propria verità; un flusso di parole, spesso senza punteggiatura, che pare assecondare il ritmo, il battito cardiaco e il susseguirsi dei pensieri della giovane, sottoposta a interrogatori o richieste che sembrano non tener conto del trauma subito e del dolore provato.
L’intera vicenda contribuisce a creare una sorta di eroina contemporanea, una Wonder Woman che, come nel fumetto creato da William Marston, sembra essere parte di quelle Amazzoni costrette a combattere contro gli uomini oppressori guidati da Ercole. Una donna guerriera dei nostri tempi che non esita a denunciare i propri assalitori e a farsi carico della fatica e della sofferenza che provoca ogni tentativo di far emergere l’autenticità dei fatti, come ben sapeva William Marston stesso, a cui si deve, oltre all’invenzione di Wonder Woman, la creazione della cosiddetta macchina della verità.
Seguendo queste linee guida, il testo diviene quasi un nastro di registrazione che di continuo si arresta e si riavvolge per tornare al punto di partenza, accettando e raccogliendo in sé anche le contraddizioni che caratterizzano quasi ogni deposizione, in un contesto anche sociale dove la ricerca della verità, più che promossa, pare piuttosto scoraggiata o strumentalizzata. In questo modo, il testo prova a mettere su un ideale banco degli imputati non soltanto gli autori stessi del crimine qui citato, quanto un’intera comunità, media inclusi, che non riesce ad evitare di muoversi tra due estremi, l’omertà o la spettacolarizzazione del dolore.
DAL 12 AL 15 FEBBRAIO 2026
ART
di
Yasmine Reza
diretto e interpretato da
Michele Riondino
e con
Daniele Parisi
«Il mio amico Serge ha comprato un quadro» annuncia Marc, da solo in scena, ad apertura di sipario. «È una tela di circa un metro e sessanta per un metro e venti, dipinta di bianco. Il fondo è bianco, e strizzando gli occhi si possono intravedere delle sottili filettature diagonali, bianche». Subito dopo Marc viene a sapere dallo stesso Serge che il quadro bianco a righe bianche è stato pagato duecentomila franchi: cosa che Marc giudica grottesca, poiché secondo lui è «una merda».
Un terzo amico, Yvan – che ha già abbastanza guai con i preparativi del suo matrimonio –, non prende posizione, venendo accusato dagli altri due di pusillanimità e doppiezza. Così, la serata che i tre decidono di trascorrere insieme si trasforma in un regolamento di conti, in un gioco al massacro. Il quadro bianco a righe bianche diventa il rivelatore da cui affiorano a poco a poco nevrosi, risentimenti e rivalità, mentre le parole si fanno sempre più velenose, sempre più acuminate, fino a ridurre in macerie la fragile impalcatura di un rapporto fondato sull’egoismo, la vanità e l’ipocrisia. Yasmina Reza, di cui conosciamo la penna affilata e lo sguardo chirurgico, tocca in questa commedia nera vette di comica crudeltà, si diverte e ci fa divertire – perché ridiamo molto, anche se sempre più a denti stretti, a mano a mano che da sotto la maschera buffa del théâtre de boulevard vediamo spuntare la malinconia.
Tradotta in quaranta lingue e interpretata da attori quali Jean-Louis Trintignant, Fabrice Luchini, Albert Finney, Tom Courtenay, «Art» è la commedia francese contemporanea più recitata al mondo.
DAL 28 FEBBRAIO AL 1 MARZO 2026
DAL 19 AL 22 MARZO 2026
un docupuppets di Fabiana Iacozzilli | Cranpi
uno spettacolo di
Fabiana Iacozzilli
collaborazione e drammaturgia
Marta Meneghetti, Giada Parlanti, Emanuele Silvestri
performers
Michela Aiello, Andrei Balan, Antonia D’Amore, Francesco Meloni, Marta Meneghetti
La classe è un docupuppets con pupazzi e uomini. È un rito collettivo, in bilico tra La Classe morta di Tadeusz Kantor e I cannibali di George Tabori, in cui gli adulti, interpretati da pupazzi realizzati da Fiammetta Mandich, rileggono i ricordi di un’infanzia vissuta nella paura di buscarle. Una storia che Fabiana Iacozzilli fa nascere dai ricordi delle scuole elementari all’istituto “Suore di carità” e in particolare da quelli legati alla sua maestra, Suor Lidia.
Questi ricordi/pezzi di legno si muovono senza pathos su tavolacci che rimandano a banchi di scuola, ma anche a tavoli da macello o a tavoli operatori di qualche esperimento che fu. Tutto intorno, silenzio. Solo rumori di matite che scrivono e compagni che respirano. I genitori sono solamente disegnati su un cadavere di lavagna ma poi ben presto cancellati. Nel silenzio dei loro passi, questi corpicini di legno si muovono nel mondo terrorizzante di Suor Lidia, unica presenza in carne ed ossa che sfugge alla vista di pupazzi e spettatori. In questa ricerca di pezzi di memorie andate emerge il ricordo in cui Suor Lidia affida a Fabiana la regia di una piccola scena per una recita scolastica decidendo, forse, insieme a lei, la vocazione della sua alunna.
DAL 26 AL 29 MARZO 2026
LA SIGNORA DE LLE CAMELIE
liberamente tratto
dal romanzo di Alexandre Dumas figlio
drammaturgia e regia
Giovanni Ortoleva
dramaturgia
Federico Bellini
con
Gabriele Benedetti, Anna Menella, Alberto Marcello, Nika Perrone, VIto Vicino
Tutti ricordano La Traviata di Giuseppe Verdi. La più famosa cortigiana parigina per amore di un ragazzo di buona famiglia decide di cambiare vita e abbandonare lusso e trasgressioni. Ma la società, che mal vede l’integrazione di una prostituta, rende questo amore uno strazio, fino alla morte di lei. L’opera di Dumas, che ha creato uno dei topos femminili più intensi dell’800, riprodotto in balletti, spettacoli e film, è un romanzo di straordinaria brutalità sociale.
La cronaca impietosa di un omicidio sociale, in cui la violenza classista e moralista, immersa in condimenti stucchevoli e sentimentali, è travestita da romanticismo. Una storia che racconta una collettività disgustosa – forse persino oltre le intenzioni coscienti dell’autore – ispirata ad un caso di cronaca dell’epoca, e che continua a toccarci ancora oggi più di quanto vorremmo.
DAL 9 AL 12 APRILE 2026
di Annibale Ruccello
con Valentina Picello
“Il perdono e la carità implicano l’accettazione totale della natura umana, che include il crimine, che non è altro che una grande concentrazione di sofferenza”
Angelica Lidde
Un testo che si interroga sul ruolo della donna nel tempo. L’indipendenza, la prospettiva di futuro, la solitudine, la mancanza di mezzi e di risorse. Con umorismo pungente e assurdo questa pièce ci conduce attraverso i labirinti della mente di un personaggio inconsueto, pieno di contraddizioni. Commovente e imbarazzante allo stesso tempo. Ciascuno di noi potrebbe conoscerla, incrociarla nella propria vita; ma potremmo anche essere lei. Sentirci così impotenti da prendere le decisioni peggiori. Un gioiello teatrale sul corpo di un’attrice unica, Valentina. La sua sensibilità, la sua immaginazione e l’infinita delicatezza del suo humor daranno a questo testo una impronta unica e piena di aria fresca. Una proposta molto netta: questa donna, il pubblico, e la vita in mezzo a loro. Lo humor e la tragedia mischiati. Quel sorriso doloroso che ci attraversa e non ci lascia indifferenti.
dal lunedi' al venerdi' Orari: 10.00 /13.00 - 16.30/19.30