Teatro Bellini

DAL 28 NOVEMBRE AL 3 DICEMBRE 2023  SALA TEATRO PICCOLO BELLINI

Glory Wall

di Leonardo Manzan e Rocco Placidi
con Paola Giannini, Giulia Mancini, Penelope Sangiorgi, Leonardo Manzan, Rocco Placidi

scenografie Giuseppe Stellato
sound designer Filippo Lilli

“Cos’è la censura? Cosa si censura? Ci sono dei campi più soggetti alla censura? E se sì perché? Qual è il limite da superare oggi, in Italia, per essere censurati?” Ecco cosa si domandano Manzan e Placidi nel loro Glory Wall, arrivando alla conclusione che il palco, e solo quello, può amplificare significati e effetti di cose che nel mondo ci lasciano indifferenti. Una riflessione tutt’altro che ridicola, perché è nell’immaginazione che siamo più vulnerabili e continuamente soggetti alla più sottile e perfetta forma di censura. Dopotutto come diceva il marchese De Sade esiste un limite tra ciò che è possibile immaginare e ciò che è possibile realizzare, ma questo alla censura non interessa

LUNEDI' 4 DICEMBRE 2023
MARIO BIONDI
TEATRO BELLINI NAPOLI

DAL 5 AL 10 DICEMBRE SALA TEATRO PICCOLO BELLINI
LA GLORIA

di Fabrizio Sinisi
con Alessandro Bay Rossi, Dario Caccuri, Marina Occhionero
regia Mario Scandale
La gloria racconta la vicenda di Adolf Hitler in un periodo quasi sconosciuto della sua biografia: quando, nel 1907, appena ventenne, insieme all’amico August Kubizek, si trasferì da Linz a Vienna con lo scopo di entrare all’Accademia di Belle Arti e diventare un grande pittore. Il sogno di gloria dell’aspirante artista cadrà nel vuoto: respinto per ben due volte dall’Accademia, ma incapace di ammettere la propria mancanza di talento, Adolf monterà nei confronti di Kubizek – unico suo amico e probabilmente suo primo, inammissibile amore – un formidabile castello di bugie. Ma la finzione finirà per crollare: scoperto e umiliato, Adolf romperà il rapporto con Kubizek, sprofondando nella miseria più nera e riducendosi per ben tre anni allo stato di senzatetto nella periferia viennese. La disperazione della sua condizione lo spingerà poi, allo scoppiare della Prima Guerra Mondiale, a recarsi a Monaco e ad arruolarsi nell’esercito, dando così inizio al suo tragico percorso politico.

DALL' 8 AL 17 DICEMBRE 

Ferdinando
di Annibale Ruccello

con Arturo Cirillo, Sabrina Scuccimarra, Anna Rita Vitolo e un attore in via di definizione

scene Dario Gessati
costumi Gianluca Falaschi
musiche Francesco De Melis

regia Arturo Cirillo

Arturo Cirillo riporta in scena Ferdinando, capolavoro della drammaturgia di Annibale Ruccello (1956-1986). Con questo allestimento, Arturo Cirillo, dopo le fortunate prove dello stesso autore Le cinque rose di Jennifer e L’ereditiera (Premio Ubu), firma un altro classico e allo stesso tempo contemporaneo capolavoro.

 Agosto 1870: il Regno delle Due Sicilie è caduto e la baronessa borbonica Donna Clotilde nella sua villa vesuviana si è “ammalata” di disprezzo per il re sabaudo e per l’Italia piccolo-borghese nata dalla recente unificazione. A fare da infermiera all’ipocondriaca nobildonna è Gesualda, cugina povera e inacidita dal nubilato, ma segreta amante di Don Catellino, prete di famiglia corrotto e vizioso. I giorni passano tutti uguali, tra pasticche, decotti, rancori e bugie. A sconvolgere lo stagnante equilibrio domestico è l’arrivo di un sedicenne dalla bellezza efebica che, rimasto orfano, viene mandato a vivere da Donna Clotilde, di cui risulta essere un lontano nipote. Sarà lui a gettare lo scompiglio nella casa, riaccendendo passioni sopite e smascherando vecchi delitti. Ma chi è davvero Ferdinando?

DAL 19 AL 23 DICEMBRE 2023

TRE MODI PER NON MORIRE
Baudelaire, Dante, i Greci

di Giuseppe Montesano

con Toni Servillo

Tre modi per non morire è un viaggio teatrale attraverso tre momenti culminanti in cui alcuni poeti hanno messo in pratica l’arte di non morire, e ci hanno insegnato a cercare la vita: Baudelaire, Dante e i greci. In una sola serata si intrecceranno Baudelaire in Monsieur Baudelaire, quando finirà la notte? che racconta come la bellezza combatte contro la depressione e l’ingiustizia, Dante in Le voci di Dante che racconta come la poesia si trasforma in romanzo e salvezza, i greci in Il fuoco sapiente che racconta come la poesia e la filosofia accendono una visione che sa immaginare il futuro. Il viaggio teatrale che Servillo compie navigando nelle tre evocazioni di Montesano è un viaggio nella poesia come forma possibile della nostra vita, un viaggio che vuole essere un antidoto alla paralisi del pensiero, alla non-vita che tenta di ingoiarci. I greci hanno inventato il teatro per conoscere sé stessi nel mondo e trovare quel respiro della mente che apre nuovi orizzonti: il teatro di Tre modi per non morire è una via per ritrovare quelle parole che un attore dice con tutto il suo corpo e la sua mente per nutrire la sua e la nostra interiorità. Siamo inquieti, impoveriti, spaventati, e tutti sentiamo che ci manca qualcosa di cui avremmo un disperato bisogno: ci manca l’amore, ci manca la vita. E allora? E allora non ci resta altro da fare che cercare di diventare vivi.

MARTEDI' 26 DICEMBRE 2023
99 POSSE
TEATRO BELLINI NAPOLI
€ 30.00/ € 34.00 / € 18.00

DAL 29 DICEMBRE AL 7 GENNAIO 2024

TILT

show director and supervisor Gianpiero Garelli
artistic director Anatoliy Zalevskyy
artistic coordinator and choreographer Stanislava Vakula

music composers La Femme Piège e Igor Antonov
light designer Alessandro Verazzi

Dai creatori di ALIS, già applaudito da oltre 300.000 spettatori, LE CIRQUE TOP PERFORMERS, la più importante compagnia d’Europa con i migliori artisti al mondo del circo contemporaneo, presenta il nuovo show TILT.
Non è necessario chiudere gli occhi per immaginare di vivere un’avventura incredibile. TILT sarà una fantastica sorpresa, un’esperienza vera e indimenticabile. Uno spettacolo unico ed emozionante con un cast internazionale di eccellenza formato da 25 artisti, in scena con numeri aerei e a terra che incantano e tengono con il fiato sospeso.
Liberamente ispirato al film capolavoro Ready Player One di Steven Spielberg, TILT rilegge il mondo virtuale e offre al pubblico una meravigliosa interpretazione dei valori del mondo reale.
Vivere nuove vere emozioni ammirando esibizioni soliste e corali, che tendono oltre i limiti delle possibilità umane e che esaltano Amicizia, Alleanza, Verità, Amore. Credere in sé stessi e nelle proprie capacità, perché, citando il film: “Per quanto dolorosa a volte sia, la realtà rimane l’unico posto in cui mangiare un pasto decente”.
Essere ciò che siamo veramente, perché alla fine conta solo la realtà.

Tenete gli occhi aperti e preparatevi ad assistere ad uno show emozionante, elettrizzante e romantico. 90 minuti senza interruzioni e senza usare animali. Dopo solamente tre tournée lo spettacolo è stato applaudito con grande entusiasmo da oltre 50.000 spettatori e promosso a pieni voti dalla critica.

DAL 9 AL 14 GENNAIO 2024 SALA TEATRO PICCOLO BELLINI

DOPODICCHE' STASERA MI BUTTO

di e con Enrico Pittaluga, Graziano Sirressi, Andrea Panigatti, Luca Mammoli
regista e coautore Riccardo Pippa
Lo spettacolo di Generazione Disagio, Dopodiché stasera mi butto, primo lavoro teatrale del collettivo, è un cinico e spassoso gioco dell’oca che mira all’annullamento. Le tematiche di disagio generazionale, crisi e voglia di cambiamento vengono trattate con un gioco di ribaltamento paradossale, invece di risolvere i problemi o lottare per un mondo migliore il pubblico viene invitato a scaricare tutti i suoi problemi su un attore che è un giocatore-pedina e che si contenderà con gli altri la possibilità di arrivare per primo alla casella finale: quella del suicidio. Varie prove e imprevisti faranno avanzare o indietreggiare i personaggi su un tabellone, anche grazie all’aiuto del pubblico dal vivo.

DAL 10 AL 14 GENNAIO 2024

Le cinque rose di Jennifer
di Annibale Ruccello

con
Daniele Russo Jennifer
Sergio Del Prete Anna

Jennifer è un travestito romantico che abita in un quartiere popolare della Napoli degli anni ‘80. Chiuso in casa per aspettare la telefonata di Franco, l’ingegnere di Genova di cui è innamorato, gli dedica continuamente Se perdo te di Patty Pravo alla radio che, intanto, trasmette frequenti aggiornamenti sul serial killer che in quelle ore uccide i travestiti del quartiere.

Gabriele Russo affronta per la prima volta un testo di Ruccello – scegliendo il più simbolico, quello che nel 1980 impose il drammaturgo all’attenzione di pubblico e critica. Il regista ci preannuncia una messinscena dall’estetica potente, fedele al testo e, dunque, alle intenzioni dell’autore «ci atteniamo alle rigide regole e alle precise indicazioni che ci dà Ruccello stesso – racconta Russo – cercando di attraversare, analizzare, capire sera per sera, replica dopo replica un testo strutturalmente perfetto, che delinea un personaggio così pieno di vita che pare ribellarsi alla mano di una regia che vuole piegarlo alla propria personalissima visione. Non è un testo su cui sovrascrivere ma in cui scavare, per tirare fuori sottotesti, possibilità, suggestioni, dubbi». In scena, un inedito Daniele Russo, affiancato da Sergio Del Prete in un allestimento che restituirà tutta la malinconia del testo senza sacrificarne l’irresistibile umorismo.

DAL 16 AL 21 GENNAIO 2024 SALA TEATRO PICCOLO BELLINI

Ashes
drammaturgia e regia Riccardo Fazi

con Marco Cavalcoli, Ivan Graziano, Monica Piseddu, Arianna Pozzoli

musiche originali eseguite dal vivo Lorenzo Tomio

Si può viaggiare nel tempo attraverso il suono? Si può costruire un racconto sonoro che prenda forma soltanto nella mente degli/delle spettatori/spettatrici?
Ashes è un aleph di suoni che scorrono paralleli, un flusso di attimi che si sovrappongono, si fanno sentire per un istante prima di scomparire. Un concerto per voci e musica eseguita dal vivo, un viaggio sonoro immersivo: una riflessione sul potere immaginifico del suono e della parola, sull’importanza dell’ “ora” e sulle sue caratteristiche di impermanenza, così affascinanti e disturbanti allo stesso tempo.

DAL 26 GENNAIO AL 4 FEBBRAIO 2024

Agosto a Osage County
di Tracy Letts
traduzione Monica Capuani 

regia Filippo Dini 

con Anna Bonaiuto, Manuela Mandracchia, Filippo Dini, Fabrizio Contri, Orietta Notari, Andrea Di Casa, Fulvio Pepe, Stefania Medri, Valeria Angelozzi, Caterina Tieghi, Valentina Spaletta Tavella

Nella contea di Osage, in Oklahoma, la famiglia Weston si riunisce per il funerale del patriarca Beverly, poeta e alcolizzato. Per le donne di casa questo evento tragico sarà l’occasione per ritrovarsi dando vita ad un’emozionante e divertente resa dei conti. Questa commedia di Tracy Letts, attore e drammaturgo americano poliedrico e pluripremiato, è oggi considerata una delle storie più sarcastiche e impietose sulle disfunzionalità della famiglia. Un viaggio sentimentale tra affetti, dispetti, segreti, cinismo e humour nero.

Scrive Tracy Letts: «La speranza di ogni drammaturgo è quella di poter attingere, attraverso la narrazione, a temi universali. Con molti americani condivido la storia di famiglie – per lo più discendenti di agricoltori irlandesi, tedeschi o olandesi – che hanno forgiato la loro etica dagli anni della Depressione fino al Baby Boom. Condivido il conflitto multigenerazionale che inevitabilmente nasce quando coloro che non hanno nulla hanno lasciato il loro orgoglio e il loro senso di colpa a coloro che non hanno voluto nulla. August: Osage County è il mio tentativo di esplorare questo scisma generazionale e la sensibilità del Midwest, perché, come disse Sam Shepard quando gli chiesero perché scrivesse così tanto sulla famiglia: “Che altro c’è?”. Agosto a Osage County ci può dare una possibilità per imparare come le dinamiche della “famiglia” continuino a plasmare noi e il nostro approccio al mondo»

DAL 26 GENNAIO AL 4 FEBBRAIO 2024 SALA TEATRO PICCOLO BELLINI

Opera viva
di Elvira Buonocore

con Alessandra Cocorullo, Carlo Di Maro, Stefania Remino, Gianluca Vesce

regia Maria Chiara Montella
aiuto regia Mario Ascione

Le case sono vive. Sono luoghi metamorfici soggetti al divenire. Posti mutevoli in cui l’infanzia semina con euforia. Le case sono piantagioni furibonde, incipit architettonici di un racconto esistenziale che non potendo mai finire, si sfilaccia in una dolorosa intermittenza.
I tre fratelli, Palma, Alfio e Rosario, si ritrovano presso lo studio di un notaio per la discussione di un atto di compravendita. La loro casa natale, costruita sul versante costiero di una regione imprecisata, viene di fatto svenduta dopo anni di indugi. È la procedura notarile che, autorizzata dalla legge all’invadenza, ricostruisce l’evento. Il ricordo immobile, il macigno che la casa ha conservato e che i suoi abitanti hanno voluto rimuovere. È un assedio di domande, un violento attacco personale: il rogito diventa a poco a poco un processo. Un atto di accusa. Attraverso quella costante, premeditata intermittenza, il passato penetra nel racconto, lo segmenta, lo travolge. Lo spacca in due.
Il lavoro è interpretato, scritto e diretto dagli ex-allievi della Bellini Teatro Factory.

DAL 9 AL 18 FEBBRAIO 2024

Salveremo il mondo prima dell’alba
uno spettacolo di CARROZZERIA ORFEO
drammaturgia Gabriele Di Luca
cast in via di definizione
regia Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi

Dopo aver esplorato in diversi spettacoli il mondo degli ultimi, dei reietti, degli esclusi e dei perdenti, intendiamo in questa nuova produzione indagare il mondo del benessere e dell’apparente successo, attraverso il racconto dei primi, dei vincenti, della classe dirigente, dei ricchi, paradossalmente, però, imprigionati nello stesso vortice di responsabilità asfissianti, doveri castranti, sensi di colpa e infelicità che appartengono a tutti e, quindi, frantumati da tutto ciò che la mentalità capitalista non può comprare: l’amore per se stessi, la purezza dei sentimenti, gli affetti sinceri, la ricerca di un senso autentico nell’esistenza.
Salveremo il mondo prima dell’alba è il racconto della vita di alcuni ospiti e di parte dello staff all’interno di una clinica di riabilitazione di lusso specializzata nella cura delle dipendenze contemporanee come dipendenze sessuali, dipendenza da Internet, dipendenze affettive, dipendenze da lavoro, da psicofarmaci e benzoadepine, droghe e antidolorifici.
In un mondo sempre più frenetico, individualista ed esibizionista, dominato da un tempo schizofrenico e performativo, il prezzo da pagare anche per i vincenti sono l’ansia e l’angoscia, conseguenza spesso dall’ossessione di dover ottenere sempre di più, consolidare, capitalizzare, superarsi. A causa di ciò oggi, come mai prima, le persone si sentono sopraffatte da gravi disfunzioni dell’umore come panico sociale, insonnia, burnout da lavoro, insoddisfazione cronica, stress, inquietudine, frustrazione, senso di fallimento e di vuoto. Una sensazione di smarrimento comune ad un’intera generazione, sintomo di un disagio epocale. Ed è così che sprofondati nel disagio per sfuggire alla realtà, gli ospiti del nostro rehab sono rimasti vittime ognuno della propria dipendenza, via di fuga da una realtà opprimente dalla quale, alcuni costretti dalla società, altri per libera scelta, cercano di liberarsi. Ma le dipendenze e la riabilitazione, ovviamente, costituiscono solo il sintomo esteriore di innumerevoli disagi certamente più profondi, esistenziali e sociali; la metafora di un modello di vita ormai giunto a un punto di non ritorno.

10/11 FEBBRAIO 2024 SALA TEATRO PICCOLO BELLINI

The Ranch is Empty
Capitale umano

coreografia Natalia Vallebona
drammaturgia Faustino Blanchut
creato e interpretato da Faustino Blanchut, Alvaro Valdes, Natalia Vallebona, Marianna Moccia, Eleonore Pinet Bodin, Maxime Pichon
musiche (arrangiamento musicale dal vivo) Maxime Pichon

Uno spettacolo dinamico, fisico e travolgente che indaga, con la danza urbana dei Poetic Punkers, le dinamiche di un futuro distopico. Chi viene manipolato? Chi è il manipolatore? Chi è la vittima e chi il salvatore? Chi è la preda e chi il cacciatore? L’opera è ossessionata da un meccanismo di corpo a corpo in cui ognuno è obbligato a mantenere la distanza emotiva, l’anonimato, la solitudine.
Sebastião Salgado nel libro Exodus racconta la storia del nostro tempo attraverso i momenti drammatici ed eroici di singoli individui. ponendo un’importante domanda: nel nostro cammino verso il futuro non stiamo forse lasciando indietro gran parte del genere umano? Attraverso l’opera i coreografi danno all’atto empatico un’importanza centrale capace di restituire la singolarità alla massa anonima che ogni giorno si incontra

DAL 13  AL 18 FEBBRAIO 2024 SALA TEATRO PICCOLO BELLINI

Se son fiori moriranno
testo e regia Rosario Palazzolo

con Simona Malato, Chiara Peritore
e la voce di Delia Calò

Se son fiori moriranno è il primo atto di un Dittico del sabotaggio. Per l’autore e regista Rosario Palazzolo, «sabotare la realtà con l’immaginazione è l’unica alternativa che abbiamo, la sola che ci permette di spostare in avanti il limite del precipizio, ridisegnando continuamente il panorama, costruendo immaginari improbabili con una risolutezza manichea, che riesce a trasfigurare la verità». L’immaginazione, secondo Palazzolo, «è una manna, una maledizione, un ordigno e una trappola, è ciò da cui non riusciamo a separarci, ciò che difendiamo con la nostra stessa vita gettando sul piatto pure quello che non abbiamo, purché rallenti l’inesorabilità degli eventi, esponendoci a un’agonia insopportabile, che impariamo a sopportare». Questo spettacolo, dunque, costringerà l’autore «a fare i conti con l’indagine più perniciosa di tutte, quella che può considerarsi una specie di sudario volontario per chiunque abbia la presunzione della creazione, ovvero l’indagine sul concetto di immaginazione».
Al centro di questa insolita indagine teatrale, ci sono una madre e una figlia, un’agonia lunga quindici anni, una stanza sprangata, un dolore che sbatte sulle pareti, che rimbalza sui corpi, che si allunga e si allarga continuamente, che si contrae, che prova a far cambiare faccia alla faccia, umore all’umore, trasformandosi in un’alternativa, la migliore di tutte, anzi l’unica possibile. Il pubblico è un comprimario silenzioso, che osserva e giudica, che decide, e che a un certo punto avrà in mano la responsabilità più acuminata di tutte, quella di acchiappare i personaggi e portarli altrove, fosse solo nelle proprie vite.
Con la sua lingua informe, reinventata, ironica e penitente, Palazzolo ha immaginato un meraviglioso affresco tremendo, rocambolesco, un marchingegno irriverente, pirotecnico e divertente, disperato e sfavillante, pieno zeppo di musiche, di peripezie e di colpo di scena

DAL 20 AL 24 FEBBRAIO 2024 SALA  TEATRO PICCOLO BELLINI

La foresta
uno spettacolo di I Pesci e ORTIKA

regia e drammaturgia Mario De Masi
con Alice Conti e Fiorenzo Madonna

scrittura scenica Alice Conti,Fiorenzo Madonna

Due ragazzi si allontanano insieme da una festa e si addentrano nella foresta alla ricerca della dose perfetta, della botta definitiva. La foresta – antitesi del “centro” dove la vita è scandita e si esaurisce nel lavoro – rispecchia il vuoto selvaggio di due esistenze intersecate dal caso. Cosa cercano? Fin dove possono spingersi oltre la solitudine impietosa della provincia, del loro stesso conformismo, della loro stessa marginalità? Loro sono la Festa, disperata dipendenza dalla vita, dalla sostanza-amore puro, da un presente assoluto. Un lucido delirio di coscienza che parla di Dio, del disagio dello stare al mondo, di cosa dare alle fiamme, dell’importanza della qualità dell’estasi. Cercano risposte luminose in un buio informe, come chi si allontana dalla luce per vedere le stelle, ricercatori di una verità spietata sulla propria condizione di esseri umani. Mettono le mani nella terra, entrano nella vita e nel dolore fino a trascendere estatici verso una dimensione di pura coscienza o di puro abbandono.

DAL 21 AL 25 FEBBRAIO 2024

Fortress of smile
diretto e scritto da Kuro Tanino

con Susumu Ogata, Kazuya Inoue, Koichiro F.O. Pereira, Masato Nomura, Hatsune Sakai, Natsue Hyakumoto, Masayuki Mantani

Per la prima volta in Italia, Kuro Tanino, uno dei più celebrati registi teatrali giapponesi contemporanei, presenta Fortress of Smile insieme alla sua compagnia Niwa Gekidan Penino. Il regista-drammaturgo apre uno spaccato voyeuristico su due piccoli e malconci appartamenti adiacenti in un villaggio costiero. Stanze e scenografie iperrealiste diventano il set di due storie parallele e intrecciate. Da una parte, alcuni vivaci pescatori si incontrano ogni giorno per bere e divertirsi; dall’altra, un’anziana signora – aiutata dal figlio e dalla nipote – fa i conti con la vecchiaia e la solitudine. Seguendo la routine immutabile di queste vite, gradualmente ci rendiamo conto che qualcosa sta cambiando. Uno spettacolo poetico e radicale sospeso tra umorismo e situazioni surreali

MARTEDI' 27 FEBBRAIO 2024

ANGELO DURO "sono cambiato"

TEATRO BELLINI NAPOLI

SONO CAMBIATO, è questo il titolo del nuovo spettacolo di Angelo Duro, che si preannuncia ancora più potente dei primi due, dove il comico raccontava e analizzava tutte le sue idiosincrasie dichiarando di avere un carattere di merda. Adesso (è scritto anche a caratteri cubitali sul manifesto) ci fa sapere d’essere cambiato, di non essere più quello di prima. E qui ci vengono mille dubbi. In che senso sarà cambiato? Non sarà più scontroso, irriverente e polemico come prima? Sarà diventato più buono? Lo vedremo finalmente sorridere?
I dubbi sono tanti anche perché da uno come lui non sai mai cosa aspettarti. Di certo la notizia di questo suo cambiamento ha aumentato la nostra curiosità, e adesso non aspettiamo altro che vederlo nel suo nuovo spettacolo (che da quest’anno è pure autoprodotto dalla società che ha fondato e chiamato, in perfetto suo stile, “Da Solo Produzioni”).

DAL 2 AL 10 MARZO 2024

Antonio e Cleopatra

di William Shakespeare

con Anna Della Rosa, Valter Malosti

Di Antonio e Cleopatra la mia generazione ha impresso nella memoria soprattutto l’immagine, ai confini con il kitsch, e vista attraverso la lente d’ingrandimento del grande cinema di Hollywood, della coppia Richard Burton/Liz Taylor. Ma su quest’opera disincantata e misteriosa, che mescola tragico, comico, sacro e grottesco, su questo meraviglioso poema filosofico e mistico (e alchemico) che santifica l’eros, che gioca con l’alto e il basso, scritto in versi che sono tra i più alti ed evocativi di tutta l’opera shakespeariana, aleggia, per più di uno studioso, a dimostrarne la profonda complessità, l’ombra del nostro grande filosofo Giordano Bruno: un teatro della mente.
Per Antonio conoscere Cleopatra – un “Serpente del vecchio Nilo” che siede in trono rivestita del manto di Iside – è ciò che dà un senso al viaggio della vita. Quanto a Cleopatra, scrive Nadia Fusini, “è la sacerdotessa di un’azione drammatica da cui sgorga ancora e di nuovo l’antica domanda, che già ossessionava Zeus e Era: in amore chi gode di più? l’uomo o la donna? […] e chi ama di più, gode forse di meno? E tra gli amanti, chi riceve di più? […] Sono domande che nella logica dell’economia erotica con cui Shakespeare gioca esplodono con fragore dissolvendo pretese macchinazioni puritane volte a legiferare in senso repressivo sulla materia incandescente dell’eros.”
Antonio e Cleopatra è un prisma ottico, come ci suggerisce Gilberto Sacerdoti: “Visto di fronte è la storia di amore e di politica narrata da Plutarco. Visto di sbieco ci spinge a decifrare “l’infinito libro di segreti della natura”. Per trovare un corrispettivo dell’infinito amore di Antonio bisogna dunque per forza scoprire un nuovo cielo e una nuova terra.

DAL 5 AL 10 MARZO 2024  SALA TEATRO PICCOLO BELLINI

Barabba
di Antonio Tarantino

con Michele Schiano di Cola
regia Teresa Ludovico

Per la prima volta in scena un’opera composta nel 2010 da Antonio Tarantino e pubblicata nel 2021 dalla casa editrice Cue press. Come si legge nella prefazione di Andrea Porcheddu al testo “(…) come nei suoi drammi d’esordio, torna a dare nuova vita ad un personaggio di ascendenza evangelica. Quasi integralmente in versi, in una lingua impietosa senza più privilegi di rango, dove si mescolano commedia e tragedia, il personaggio di Barabba incarna un teatro di emozioni in cui oscillano, come maschere appese a un filo, il nostro bisogno di salvezza, la nostalgia rabbiosa di un fondamento, di un’origine”.

DAL 12 AL 17 MARZO 2024

L’interpretazione dei sogni
liberamente ispirato e tratto dagli scritti di Sigmund Freud

di e con Stefano Massini 

Dove andiamo quando sogniamo? Che cosa cerchiamo di dire a noi stessi in quello spazio sospeso, ulteriore e intermedio, che ci accoglie appena chiudiamo gli occhi? Ogni essere sogna, al di là del fatto che ne conservi memoria: la nostra esistenza è un susseguirsi di visioni notturne, architetture elaborate e complesse, la cui edificazione obbedisce a una necessità naturale. E allora la domanda diventa: perché sogniamo? Perché per l’essere umano è un bisogno vitale e ineludibile?

La ricerca sui sogni di Sigmund Freud, pietra miliare del Novecento, tenta una risposta attraverso l’analisi di numerosi casi clinici, talora drammatici, talora perfino buffi e occasionali, ognuno capace di rivelarci qualcosa sulle leggi misteriose e splendide che sovrintendono alle nostre messinscene notturne. Sì, messinscene. Perché il sogno nella lettura di Freud ha un impianto profondamente teatrale, evidente fino da quel titolo originario del volume che alludeva a una vera e propria “drammaturgia onirica”. E dunque ecco scaturire l’ultima domanda: con quali regole si procede, nel fantasmagorico teatro del Sogno?

DAL 12 AL 17 MARZO 2024 SALA TEATRO PICCOLO BELLINI

Filottete Dimenticato
da Sofocle

con Daniele Nuccetelli
parole di Fabrizio Sinisi

L’orizzonte di ricerca di Filottete dimenticato, dal testo di Sofocle, è il tema dell’abbandono familiare che segue il manifestarsi di una malattia incurabile. Nello specifico, TB si concentra sulla demenza e su questo tema si è organizzato il lavoro sul campo insieme a Daniele Nuccetelli.
Per Filottete dimenticato non ci sono poltrone comode in una sala buia, dalle quali guardare da lontano un Mito che non è più in grado di parlarci e di farsi vedere. Il pubblico è accompagnato in un appartamento non distante dal teatro ad incontrare Filottete/Daniele: una abitazione degradata, dove vive isolato tra Chronos e Aion, abbandonato dai suoi, espulso dai civili.
Nessun teatro, nessun luogo pubblico è in grado di contenere l’allucinazione che si fa carne e chiede di essere vissuta e non solo vista, che interpella, che imbarazza.
“O stranieri, chi siete voi che/a questa terra desolata siete approdati?/Qual è la vostra patria,/ditemi, a quale stirpe appartenete.”
Nell’appartamento gli spettatori partecipano alla vita di Filottete, sono coinvolti ancora una volta attraverso un percorso esperienziale nel rituale di vivificazione del mito messo in campo da TB con il progetto del Trasporto dei Miti.
I primi ad accogliere il progetto sono stati gli operatori del “Centro Diurno Integrato per il supporto cognitivo e comportamentale” di Villa Nappi, a Trani, che rivolge la sua attività alle persone affette da qualunque tipo di demenza e ai loro familiari.

LUNEDI' 18 MARZO 2024 h.21.00

Demoni Urbani - Amori Tossici

Demoni Urbani, una delle audio-serie più amate e ascoltate, prodotta da Gli Ascoltabili ed esclusiva Spotify, e dedicata a importanti casi di cronaca nera, annuncia un tour di 6 date in alcuni dei principali teatri italiani dopo il successo degli spettacoli a Roma e Milano nella primavera 2023 Protagonista assoluto sarà Francesco Migliaccio, già narratore di tutti gli episodi della serie true crime che ogni lunedì, dal 2018, incanta ascoltatori e ascoltatrici.

In occasione della sua evoluzione sulla scena Demoni Urbani approfondisce e racconta l’aspetto più torbido e oscuro delle relazioni sentimentali. La ricetta per l’amore perfetto non esiste. Quella dell’amore tossico, invece, sì. Sono numerose le dinamiche alla base di rapporti sgangherati e squilibrati; legami in cui il narcisismo, il senso di possesso e l’egoismo azzerano il sentimento e ne favoriscono variazioni imprevedibili e violente.

Lo spettacolo si “scioglie” lungo tre casi italiani di cronaca nera intrecciati tra loro. Le dinamiche sono diverse: un femminicidio, un omicidio “pianificato”, un delitto legato alla passione, tutte accomunate dalla deriva di un sentimento amoroso. Quelli racchiusi nello spettacolo sono sentimenti malandati che hanno ridefinito le relazioni tra le persone, le ossessioni, le discontinuità, la morbosità. L’obiettivo è quello di destrutturare il concetto di amore tossico spalmandolo su una varietà di racconti che ne mostrano le infinite sfumature.

Francesco Migliaccio vive sulla scena i meccanismi, le derive più oscure e i moventi feroci di alcuni casi della cronaca italiana in cui, con la scusa del “troppo amore”, uomini e donne si sono lasciati andare ad azioni criminali efferate e sanguinose.
In ogni episodio di Demoni Urbani Francesco Migliaccio racconta storie in arrivo da tutto il mondo che descrivono l’ordinaria, incredibile e semplice capacità del male di possedere le persone, guidandole verso azioni empie e violente. Demoni Urbani è una serie che, senza mai alterare la realtà, ricostruisce fatti ed eventi in forma narrativa.

DAL 19 AL 24 MARZO 2024

Festen. Il gioco della verità
di Thomas Vinterberg, Mogens Rukov & BO Hr. Hansen
adattamento per il Teatro di David Eldridge
Festen. Il gioco della verità è il primo adattamento italiano tratto dalla sceneggiatura dell’omonimo film danese del 1998 diretto da Thomas Vinterberg, scritto da Mogens Rukov e BO Hr. Hansen e prima opera aderente al manifesto Dogma 95.
A firmare la regia è Marco Lorenzi, regista fondatore della compagnia torinese Il Mulino di Amleto, vincitore Premio della Critica A.N.C.T. 2021.
Lo spettacolo, al terzo anno di tournée, è sostenuto dall’impegno produttivo di TPE – Teatro Piemonte Europa, Elsinor Centro di Produzione Teatrale, Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti, in collaborazione con Il Mulino di Amleto.
Considerato ormai un classico del teatro europeo, Festen vede in scena Danilo Nigrelli, Irene Ivaldi, Yuri D’Agostino, Elio D’Alessandro, Roberta Lanave, Carolina Leporatti, Barbara Mazzi, Raffaele Musella, Angelo Tronca.
La pièce racconta di una grande famiglia dell’alta borghesia danese, “i Klingenfeld”, riunita per festeggiare il sessantesimo compleanno del patriarca Helge. Alla festa sono presenti anche i tre figli: Christian, Michael e Helene. Il momento di svolta sarà il discorso di auguri del figlio maggiore Christian che, una volta pronunciato, cambierà per sempre gli equilibri della famiglia, svelando ipocrisie e strappando via maschere. La festa si trasforma in un gioco al massacro volto a mettere in discussione, in un crescendo di tensione, il precario equilibrio familiare fondato su rapporti ipocriti, segreti indicibili e relazioni di potere malsane.

9 APRILE 2024

Venere Nemica
da Amore e Psiche di Apuleio

di Drusilla Foer
con Drusilla Foer
regia Dimitri Milopulos

Venere, la dea immortale, quindi tuttora esistente, vive lontano dall’Olimpo e dai suoi odiati parenti. Dopo aver girovagato per secoli, abita attualmente a Parigi fra i mortali. Non essendo gli Dei più creduti, la dea della bellezza e dell’amore finalmente può permettersi di vivere nell’imperfezione dell’umano esistere.
“Immaginate la mia gioia! Una dea condannata a vivere nell’eterna umidità del mare, scoprire l’esistenza della messa in piega”. Ricordando in un flashback comico e tragico, la vicenda di Amore, il figlio ingrato e disobbediente, e Psiche, sulla quale proietta – da suocera nemica – tutto il suo rancore di Dea frustrata e insoddisfatta, Venere si vendica “sulla straordinaria mortale, creduta venere in terra”.
Deus ex-machina crudele e spietata, Venere ricorda l’unica occasione in cui ha provato un sentimento di amore curando il figlio che fuggito dall’amata Psiche, torna da sua madre, dea e padrona, per farsi lenire le ferite di un amore ingannato.

DAL 16 AL 21APRILE 2024

Cirano deve morire
adattamento del Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand

di Leonardo Manzan, Rocco Placidi

con Paola Giannini, Alessandro Bay Rossi, Giusto Cucchiarini
regia Leonardo Manzan

musiche originali di Franco Visioli e Alessandro Levrero

Cirano deve morire è una riscrittura per tre voci del Cyrano di Bergerac di Edmond Rostand. Uno spettacolo concerto con testi e musiche originali che trasforma la poesia di fine ’800 in feroci versi rap. Rime taglienti e ritmo indiavolato affrontano in modo implacabile il tema della finzione attraverso il racconto di uno dei più famosi triangoli d’amore della storia del teatro. Due amici e la donna di cui entrambi si innamorano. Cirano deve morire è una resa dei conti tra i tre protagonisti, i due morti e l’unica sopravvissuta, Rossana, che non riesce a liberarsi dei fantasmi che hanno distrutto la sua vita con l’inganno di un amore impossibile, ma che, allo stesso tempo, le hanno donato gli unici momenti di felicità, con la forza della fantasia.
Cirano deve morire recupera la forza del testo originale attraverso la poetica rap, scelta necessaria – secondo il regista – non solo per esprimere l’eroismo e la verve polemica del protagonista, ma anche per rendere contemporanea e autentica, quindi fedele a Rostand, la parola d'amore

DAL 12 AL 21 APRILE 2024  SALA TEATRO PICCOLO BELLINI

Buttuage 

drammaturgia e regia Joele Anastasi
Dopo i tre precedenti e appassionati lavori, Immacolata Concezione, Io mai niente con nessuno avevo fatto e Brigata Miracoli, la compagnia Vuccirìa Teatro ripropone uno dei suoi spettacoli più dirompenti: Battuage, orinatoio dell’anima. Un luogo popolato da zombie notturni alla ricerca di sesso facile. Una storia raccontata attraverso gli occhi – deformanti – di Salvatore, giovane lavoratore del sesso. Eterosessuali, Transessuali, Omosessuali, Gigolò, Puttane, Marchette, Scambisti abitano questo luogo non luogo. Ma Salvatore, non è una vittima. Ha scelto di giocare a questo gioco, in cui lo spazio scenico diventa metafora del mondo. Un obitorio per vivi, per provare a raccontare lo sforzo e la necessità di queste anime di rimanere ognuna saldamente attaccata a questa propria personale deformità per non auto-definirsi del tutto morti.

DAL 23 AL 28 APRILE 2024

Hokuspokus

un’opera di Fabian Baumgarten, Anna Kistel, Sarai O’Gara, Benjamin Reber, Hajo Schüler, Mats Süthoff e Michael Vogel

regia e maschere Hajo Schüler
costumi Mascha Schubert
set design Felix Nolze
musica Vasko Damjanov, Sarai O’Gara, Benjamin Reber
disegni Cosimo Miorelli

Hokuspokus è il nuovo spettacolo della compagnia tedesca Familie Flöz che torna ospite al Teatro della Tosse. Lo spettacolo nasce dal concetto di creazione per arrivare a raccontarci la storia di una vita. Siamo nel giardino dell’ Eden, l’oscurità diventa luce, si respira il soffio divino e si ritrovano i primi amanti. Hanno il coraggio di muovere i primi passi insieme come coppia, cercano riparo dalla natura e, grazie a Dio, trovano un appartamento economico. Il destino trascina rapidamente la giovane coppia nelle montagne russe della vita. Con l’arrivo di ogni bambino, le forze centrifughe crescono e minacciano di fare a pezzi la famiglia.
FAMILIE FLÖZ amplia la sua cassetta degli attrezzi per questa commedia e, oltre alle familiari figure di maschere, mostra anche gli attori. Che si tratti di suonare, cantare, filmare, parlare o fare rumore, gli attori prestano i propri corpi ai personaggi che prendono vita attraverso le maschere, diventano personaggi autonomi, pronti a perdersi nel mondo.
Il titolo dello spettacolo gioca con la presunta origine della parola, una verbalizzazione popolare del latino ‘Hoc est enim corpus meum’ – “Questo è il mio corpo”. O, dopotutto, Hocupocus potrebbe essere solo un gioco di prestigio, la scatola magica del teatro che celebra il gioco tra bugia e verita'

DAL 23 AL 28 APRILE 2024 SALA TEATRO PICCOLO BELLINI

EN ABYME

Il testo di Tolja Djoković narra il tentativo da parte di James Cameron da un lato e quello di Una bambina/Donna dall’altro, di riportare in superficie pezzi di un abisso inesplorato. Per quanto riguarda Cameron la sfida è quella di scendere nell’abisso Challenger – nel cuore della Fossa delle Marianne – luogo dove nessuno prima di lui era mai arrivato e tentare di riemergere con delle certezze circa quel mondo sconosciuto. Per quanto riguarda la discesa della bambina/donna, il viaggio nella sua profondità fa riemergere pezzi di vita, squarci di un passato vissuto con un padre e forse anche rimosso, momenti di solitudine accompagnati dalla sola visione del film Titanic di James Cameron.En Abyme è un gioco di rispecchiamenti, un testo prismatico che lavorando sulla struttura ad effetto Droste ribalta continuamente il punto di vista sulle vicende narrate e ci fa interrogare su chi siamo, chi ci guarda e su cosa siamo in grado di far tornare alla luce di noi stess*.
L’intento della regia è quello di accompagnare lo spettatore in queste due immersioni, di porsi come sguardo ulteriore su una discesa che, mentre precipita dentro un abisso grotta che ricorda il ventre materno, si fa soprattutto ricerca ostinata di un padre, di una relazione con il paterno, della volontà di essere vist* e riconosciut* dal padre. Lo spettacolo attraverso un dialogo constante tra il dispositivo drammaturgico a quattro voci – L’occhio della telecamera, La fossa delle Marianne, Il documentario e Le didascalie – e il dispositivo scenico che, come fosse un film da vedere e rivedere alla ricerca di una traccia mette al centro della narrazione le immagini proiettate della vita della bambina/donna, si interroga sulla possibilità di cogliere in un fotogramma della nostra vita una connessione tra un dentro e un fuori, sulla possibilità di riemergere viv* dalla Fossa delle Marianne presente in ognun* di noi

DAL 7 AL 12 MAGGIO 2024

Napoleone. L’uomo che sfidò Dio
da I funerali di Napoleone di Victor Hugo

drammaturgia e regia Davide Sacco
con Lino Guanciale

È il 15 dicembre 1840, il giorno del funerale di Napoleone.
Victor Hugo alle sei e mezzo si sveglia al suono del tamburo che chiama a raccolta per le strade. Esce alle undici e si dirige verso Les Invalides. Comincia qui il resoconto della cerimonia, del giorno eccezionale, rimasto tra le cose più conosciute del prezioso scartafaccio di annotazioni, scene, dialoghi, racconti, riflessioni.
Parigi aspetta il carro funebre: un cattivo gusto imperante, un insieme di equivoci e di sciatterie dovute al cambio di governo, alla caduta di Thiers che aveva progettato la «soluzione» e alla fretta. Pochi soldi e spesi con mediocre fantasia. Ponte Luigi Filippo, comincia a cadere la neve; via Saint-André-des-Arct, si sentono i rumori della festa, la gente si avvia verso Les Invalides. Rue du Bac, Rue de Grenelle: la folla lo investe perché è respinta dai cordoni delle guardie. Mentre entra nella piazza un martellamento lugubre in cadenza lo stordisce: sono i centomila spettatori che battono i piedi, insieme e senza smettere, sulle assi delle tribune: donne infagottate con sciarpe e coperte, uomini che nascondono testa e naso sotto coperture inventate lì per lì. Centomila strani involucri che non cedono e aspettano l’imperatore. Trentadue grossolane statue di gesso, alte sette metri, si allineano nella parte centrale della piazza alternate da treppiedi che dovrebbero reggere una fiamma. Fanno un certo effetto ma dalla prima impressione si scende ai particolari: pezzi non finiti, grossolanità del lavoro, arredi di stoffa già bagnati dalla neve. Le statue rappresentano eroi alla rinfusa, scelti brancolando nei secoli con un concetto da fare invidia a un coreografo postmoderno. Più malinconia che grandezza, più stracci che paramenti, più gesso e latta che strutture durevoli.
Il vento spazza la piazza, le brutte colonne di tela dipinta reggono bracieri pieni di neve. Non hanno finito l’addobbo dell’ingresso alla chiesa. È mezzogiorno e guardie nazionali si scaldano a un fuocherello. Lento, lentissimo, il corteo avanza e sfila. Il cannone spara da tre punti dell’orizzonte e “una specie di montagna d’oro” appare, il carro dell’imperatore trainato da sedici cavalli, quasi impediti nel passo da lunghe, sontuose gualdrappe d’oro, che si riveleranno di stoffa da pochi soldi.
Quel carro, che allo scrittore sembrò un’apparizione, un blocco luminoso, osservandolo nelle litografie colorate di Adam, sembra adesso una fantasia teatrale di pessimo gusto. Il convoglio si ferma nel cortile degli Invalides e il feretro è portato a spalle dentro la chiesa. Lo spettacolo continuerà all’interno, ma all’esterno è finito. Adesso di questa giornata si comincia ad afferrare il senso: un miscuglio composito di celebrazione e d’inganno, di elevazione per abbattere, di limitazione della grandezza impiallacciata. Non solo: qualche cosa passa in questo accartocciarsi dell’effimero, in questa visione di vanità realistica, della fine umana del potere di fronte al tempo che scorre e alla morte.

DAL 28 MAGGIO AL 2 GIUGNO 2024

One song – Historie(s) du Théâtre IV
concept, regia e scenografia Miet Warlop

con Simon Beeckaert, Elisabeth Klinck, Willem Lenaerts, Milan Schudel, Melvin Slabbinck, Joppe Tanghe, Karin Tanghe, Wietse Tanghe
e con Imran Alam, Stanislas Bruynseels, Judith Engelen, Flora Van Canneyt

musica Maarten Van Cauwenberghe
testo della canzone Miet Warlop
con la consulenza artistica di Jeroen Olyslaeger

Una performance in cui presente, passato e futuro si incontrano in modo unico, un rituale d’addio, di vita e di morte, di speranza e di resurrezione: con ONE SONG – HISTOIRE(S) DU THÉÂTRE IV risponde in maniera esplosiva alla domanda postale dal regista Milo Rau, «Qual è la tua storia come artista teatrale?»

Le Monde ne ha parlato come di «uno spettacolo emozionante, che cattura la vita e le sue infinite variazioni»; per il New York Times è «rumoroso, assurdo e incredibilmente divertente». È ONE SONG – HISTOIRE(S) DU THÉÂTRE IV, creazione dell’artista visiva Miet Warlop, quarto di quella serie di “racconti teatrali” che con NTGent il regista Milo Rau ha commissionato in prima istanza a se stesso, quindi a Faustin Linyekula, Angélica Liddell e, appunto, a Warlop, sulla base della domanda: «Qual è la tua storia come artista teatrale?»