Teatro Bellini
GIOVEDI' 28 MARZO 2024
NonHannoUnAmico con LUCA BIZZARRI
NonHannoUnAmico è uno spettacolo teatrale di e con Luca Bizzarri, scritto con Ugo Ripamonti, ispirato all’omonimo podcast edito da Chora Media che nell’ultimo anno ha riscosso un tale successo da rendere il modo di dire “Non hanno un amico” un intercalare comune e diffusissimo. Esattamente come nel podcast al centro di NonHannoUnAmico c’è la comunicazione politica dei nostri tempi, i fenomeni social, i costumi di un nuovo millennio confuso tra la nostalgia del novecento e il desiderio di innovazione tecnologica e sociale. Con tutta la sagacia della sua satira, in un’ora di racconto di noi, Bizzarri ci porta a ridere di noi stessi, delle nostre debolezze, dei nostri tic. Un’ora di racconto in cui ci riconosciamo come in uno specchio che all’inizio ci pare deformante, ma che in realtà, a guardarlo bene, restituisce quell’immagine di noi che rifiutiamo di vedere.
Vi informiamo che lo spettacolo di e con Drusilla
Foer - Venere Nemica previsto al Teatro Bellini dal 9 al 14 Aprile
è stato rimandato a Settembre per motivi di salute dell'artista.
Lo spettacolo è riprogrammato dal 17 al 22 Settembre 2024, pertanto tutti i
possessori di biglietto potranno conservare il titolo e accedere nella data di
recupero con lo stesso biglietto. I posti resteranno invariati e non sarà
necessario passare al botteghino.
Di seguito il calendario di conversione con orari e date di recupero:
martedì 9 aprile ore 20.45 si recupera martedi 17 settembre ore 20.45
mercoledì 10 aprile ore 17.30 si recupera mercoledi 18 settembre ore
17.30
giovedì 11 aprile ore 20.45 si recupera giovedì 19 settembre ore
20.45
venerdì 12 aprile ore 20.45 si recupera venerdi 20 settembre ore
20.45
sabato 13 aprile ore 19.00 si recupera sabato 21 settembre ore 19.00
domenica 14 aprile ore 18.00 si recupera domenica 22 settembre ore
18.00
Per chi è impossibilitato a partecipare alla nuova data può richiedere il
rimborso entro e non oltre la data del 30 Aprile 2024.
DAL 9 APRILE 2024
Venere Nemica
da Amore e Psiche di Apuleio
di Drusilla Foer
con Drusilla Foer
regia Dimitri Milopulos
Venere, la dea immortale, quindi tuttora esistente, vive lontano dall’Olimpo e dai suoi odiati parenti. Dopo aver girovagato per secoli, abita attualmente a Parigi fra i mortali. Non essendo gli Dei più creduti, la dea della bellezza e dell’amore finalmente può permettersi di vivere nell’imperfezione dell’umano esistere.
“Immaginate la mia gioia! Una dea condannata a vivere nell’eterna umidità del mare, scoprire l’esistenza della messa in piega”. Ricordando in un flashback comico e tragico, la vicenda di Amore, il figlio ingrato e disobbediente, e Psiche, sulla quale proietta – da suocera nemica – tutto il suo rancore di Dea frustrata e insoddisfatta, Venere si vendica “sulla straordinaria mortale, creduta venere in terra”.
Deus ex-machina crudele e spietata, Venere ricorda l’unica occasione in cui ha provato un sentimento di amore curando il figlio che fuggito dall’amata Psiche, torna da sua madre, dea e padrona, per farsi lenire le ferite di un amore ingannato.
DAL 16 AL 21APRILE 2024
Cirano deve morire
adattamento del Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand
di Leonardo Manzan, Rocco Placidi
con Paola Giannini, Alessandro Bay Rossi, Giusto Cucchiarini
regia Leonardo Manzan
musiche originali di Franco Visioli e Alessandro Levrero
Cirano deve morire è una riscrittura per tre voci del Cyrano di Bergerac di Edmond Rostand. Uno spettacolo concerto con testi e musiche originali che trasforma la poesia di fine ’800 in feroci versi rap. Rime taglienti e ritmo indiavolato affrontano in modo implacabile il tema della finzione attraverso il racconto di uno dei più famosi triangoli d’amore della storia del teatro. Due amici e la donna di cui entrambi si innamorano. Cirano deve morire è una resa dei conti tra i tre protagonisti, i due morti e l’unica sopravvissuta, Rossana, che non riesce a liberarsi dei fantasmi che hanno distrutto la sua vita con l’inganno di un amore impossibile, ma che, allo stesso tempo, le hanno donato gli unici momenti di felicità, con la forza della fantasia.
Cirano deve morire recupera la forza del testo originale attraverso la poetica rap, scelta necessaria – secondo il regista – non solo per esprimere l’eroismo e la verve polemica del protagonista, ma anche per rendere contemporanea e autentica, quindi fedele a Rostand, la parola d'amore
DAL 12 AL 21 APRILE 2024 SALA TEATRO PICCOLO BELLINI
Buttuage
drammaturgia e regia Joele Anastasi
Dopo i tre precedenti e appassionati lavori, Immacolata Concezione, Io mai niente con nessuno avevo fatto e Brigata Miracoli, la compagnia Vuccirìa Teatro ripropone uno dei suoi spettacoli più dirompenti: Battuage, orinatoio dell’anima. Un luogo popolato da zombie notturni alla ricerca di sesso facile. Una storia raccontata attraverso gli occhi – deformanti – di Salvatore, giovane lavoratore del sesso. Eterosessuali, Transessuali, Omosessuali, Gigolò, Puttane, Marchette, Scambisti abitano questo luogo non luogo. Ma Salvatore, non è una vittima. Ha scelto di giocare a questo gioco, in cui lo spazio scenico diventa metafora del mondo. Un obitorio per vivi, per provare a raccontare lo sforzo e la necessità di queste anime di rimanere ognuna saldamente attaccata a questa propria personale deformità per non auto-definirsi del tutto morti.
Hokuspokus
un’opera di Fabian Baumgarten, Anna Kistel, Sarai O’Gara, Benjamin Reber, Hajo Schüler, Mats Süthoff e Michael Vogel
regia e maschere Hajo Schüler
costumi Mascha Schubert
set design Felix Nolze
musica Vasko Damjanov, Sarai O’Gara, Benjamin Reber
disegni Cosimo Miorelli
FAMILIE FLÖZ amplia la sua cassetta degli attrezzi per questa commedia e, oltre alle familiari figure di maschere, mostra anche gli attori. Che si tratti di suonare, cantare, filmare, parlare o fare rumore, gli attori prestano i propri corpi ai personaggi che prendono vita attraverso le maschere, diventano personaggi autonomi, pronti a perdersi nel mondo.
Il titolo dello spettacolo gioca con la presunta origine della parola, una verbalizzazione popolare del latino ‘Hoc est enim corpus meum’ – “Questo è il mio corpo”. O, dopotutto, Hocupocus potrebbe essere solo un gioco di prestigio, la scatola magica del teatro che celebra il gioco tra bugia e verita'
DAL 23 AL 28 APRILE 2024 SALA TEATRO PICCOLO BELLINI
EN ABYME
Il testo di Tolja Djoković narra il tentativo da parte di James Cameron da un lato e quello di Una bambina/Donna dall’altro, di riportare in superficie pezzi di un abisso inesplorato. Per quanto riguarda Cameron la sfida è quella di scendere nell’abisso Challenger – nel cuore della Fossa delle Marianne – luogo dove nessuno prima di lui era mai arrivato e tentare di riemergere con delle certezze circa quel mondo sconosciuto. Per quanto riguarda la discesa della bambina/donna, il viaggio nella sua profondità fa riemergere pezzi di vita, squarci di un passato vissuto con un padre e forse anche rimosso, momenti di solitudine accompagnati dalla sola visione del film Titanic di James Cameron.En Abyme è un gioco di rispecchiamenti, un testo prismatico che lavorando sulla struttura ad effetto Droste ribalta continuamente il punto di vista sulle vicende narrate e ci fa interrogare su chi siamo, chi ci guarda e su cosa siamo in grado di far tornare alla luce di noi stess*.
L’intento della regia è quello di accompagnare lo spettatore in queste due immersioni, di porsi come sguardo ulteriore su una discesa che, mentre precipita dentro un abisso grotta che ricorda il ventre materno, si fa soprattutto ricerca ostinata di un padre, di una relazione con il paterno, della volontà di essere vist* e riconosciut* dal padre. Lo spettacolo attraverso un dialogo constante tra il dispositivo drammaturgico a quattro voci – L’occhio della telecamera, La fossa delle Marianne, Il documentario e Le didascalie – e il dispositivo scenico che, come fosse un film da vedere e rivedere alla ricerca di una traccia mette al centro della narrazione le immagini proiettate della vita della bambina/donna, si interroga sulla possibilità di cogliere in un fotogramma della nostra vita una connessione tra un dentro e un fuori, sulla possibilità di riemergere viv* dalla Fossa delle Marianne presente in ognun* di noi
GIOVEDI' 2 MAGGIO 2024
GIOVANNI TRUPPI + BAND
3/4 MAGGIO 2024
PERFETTA con GEPPI CUCCIARI
esti e regia Mattia Torre
con Geppi Cucciari
assistente alla regia Giulia Dietrich
musiche originali Paolo Fresu
costumi Antonio Marras
disegno luci Luca Barbati
DAL 7 AL 12 MAGGIO 2024
Napoleone. L’uomo che sfidò Dio
da I funerali di Napoleone di Victor Hugo
drammaturgia e regia Davide Sacco
con Lino Guanciale
Victor Hugo alle sei e mezzo si sveglia al suono del tamburo che chiama a raccolta per le strade. Esce alle undici e si dirige verso Les Invalides. Comincia qui il resoconto della cerimonia, del giorno eccezionale, rimasto tra le cose più conosciute del prezioso scartafaccio di annotazioni, scene, dialoghi, racconti, riflessioni.
Parigi aspetta il carro funebre: un cattivo gusto imperante, un insieme di equivoci e di sciatterie dovute al cambio di governo, alla caduta di Thiers che aveva progettato la «soluzione» e alla fretta. Pochi soldi e spesi con mediocre fantasia. Ponte Luigi Filippo, comincia a cadere la neve; via Saint-André-des-Arct, si sentono i rumori della festa, la gente si avvia verso Les Invalides. Rue du Bac, Rue de Grenelle: la folla lo investe perché è respinta dai cordoni delle guardie. Mentre entra nella piazza un martellamento lugubre in cadenza lo stordisce: sono i centomila spettatori che battono i piedi, insieme e senza smettere, sulle assi delle tribune: donne infagottate con sciarpe e coperte, uomini che nascondono testa e naso sotto coperture inventate lì per lì. Centomila strani involucri che non cedono e aspettano l’imperatore. Trentadue grossolane statue di gesso, alte sette metri, si allineano nella parte centrale della piazza alternate da treppiedi che dovrebbero reggere una fiamma. Fanno un certo effetto ma dalla prima impressione si scende ai particolari: pezzi non finiti, grossolanità del lavoro, arredi di stoffa già bagnati dalla neve. Le statue rappresentano eroi alla rinfusa, scelti brancolando nei secoli con un concetto da fare invidia a un coreografo postmoderno. Più malinconia che grandezza, più stracci che paramenti, più gesso e latta che strutture durevoli.
Il vento spazza la piazza, le brutte colonne di tela dipinta reggono bracieri pieni di neve. Non hanno finito l’addobbo dell’ingresso alla chiesa. È mezzogiorno e guardie nazionali si scaldano a un fuocherello. Lento, lentissimo, il corteo avanza e sfila. Il cannone spara da tre punti dell’orizzonte e “una specie di montagna d’oro” appare, il carro dell’imperatore trainato da sedici cavalli, quasi impediti nel passo da lunghe, sontuose gualdrappe d’oro, che si riveleranno di stoffa da pochi soldi.
Quel carro, che allo scrittore sembrò un’apparizione, un blocco luminoso, osservandolo nelle litografie colorate di Adam, sembra adesso una fantasia teatrale di pessimo gusto. Il convoglio si ferma nel cortile degli Invalides e il feretro è portato a spalle dentro la chiesa. Lo spettacolo continuerà all’interno, ma all’esterno è finito. Adesso di questa giornata si comincia ad afferrare il senso: un miscuglio composito di celebrazione e d’inganno, di elevazione per abbattere, di limitazione della grandezza impiallacciata. Non solo: qualche cosa passa in questo accartocciarsi dell’effimero, in questa visione di vanità realistica, della fine umana del potere di fronte al tempo che scorre e alla morte.
DAL 14 AL 26 MAGGIO 2024
Il caso Jekyll
Tratto da Robert Louis Stevenson
adattamento Carla Cavalluzzi e Sergio Rubini
Quando Stevenson scrive Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, Londra è una città povera, fumosa e pericolosa. L’ideale per lasciarsi contagiare dal noir e dal thriller. Ne Il caso Jekyll ci siamo svincolati dallo “strano”, dal tema filosofico del doppio, del confine tra il bene e il male, dal faustiano “andar contro le leggi divine”, temi di cui a prescindere è intrisa la materia, per dirigerci in un percorso investigativo, che accompagna per mano lo spettatore negli inferi, per farlo sbirciare nel mistero e nel terrore di una true crime story. Ci sono tutti gli elementi, ci si chiede “come sono andati i fatti?”. Ci sono delitti, c’è un investigatore a cui nessuno ha chiesto di investigare, che sprofonda in un caso prefreudiano di duplicazione delle personalità. Lo spettatore ha un vantaggio sull’investigatore, conosce i fatti, è lui il protagonista, colleziona i dettagli, esamina i dati e le ricostruzioni puntuali. Durante lo spettacolo poniamo degli interrogativi, il pubblico interpreta e cerca di comprendere la mente criminale, scopre la scena del crimine, alla ricerca di un senso.
Assassini si nasce o si diventa? Quali sono i fattori che hanno portato Jekyll a scegliere di liberarsi e di liberare Hyde “che fin nel grembo tormentoso della coscienza questi gemelli antitetici dovessero essere in perenne tenzone. Come fare, allora, a separarli?”. Chi ha deciso di uccidere? Jekyll il buono o il malefico Hyde? Questa è la storia “di un’anima immonda che si manifesta al di fuori del bozzolo che la contiene”.
DAL 28 MAGGIO AL 2 GIUGNO 2024
One song – Historie(s) du Théâtre IV
concept, regia e scenografia Miet Warlop
con Simon Beeckaert, Elisabeth Klinck, Willem Lenaerts, Milan Schudel, Melvin Slabbinck, Joppe Tanghe, Karin Tanghe, Wietse Tanghe
e con Imran Alam, Stanislas Bruynseels, Judith Engelen, Flora Van Canneyt
musica Maarten Van Cauwenberghe
testo della canzone Miet Warlop
con la consulenza artistica di Jeroen Olyslaeger
Una performance in cui presente, passato e futuro si incontrano in modo unico, un rituale d’addio, di vita e di morte, di speranza e di resurrezione: con ONE SONG – HISTOIRE(S) DU THÉÂTRE IV risponde in maniera esplosiva alla domanda postale dal regista Milo Rau, «Qual è la tua storia come artista teatrale?»
Le Monde ne ha parlato come di «uno spettacolo emozionante, che cattura la vita e le sue infinite variazioni»; per il New York Times è «rumoroso, assurdo e incredibilmente divertente». È ONE SONG – HISTOIRE(S) DU THÉÂTRE IV, creazione dell’artista visiva Miet Warlop, quarto di quella serie di “racconti teatrali” che con NTGent il regista Milo Rau ha commissionato in prima istanza a se stesso, quindi a Faustin Linyekula, Angélica Liddell e, appunto, a Warlop, sulla base della domanda: «Qual è la tua storia come artista teatrale?»