Teatro Mercadante
13 GIUGNO 2023 ORE 21.00
14 GIUGNO 2023 ORE 19.00
CIRCUS DON CHISCIOTTE
DI RUGGERO CAPPUCCIO
REGIA ANTONIO LATELLA
CON MARCO CACCIOLA E MICHELANGELO DALISI
SCENE GIUSEPPE STELLATO
COSTUMI GRAZIELLA PEPE
MUSICHE FRANCO VISIOLI
SOUND DESIGN FRANCO VISIOLI E DARIO FELLI
LUCI SIMONE DE ANGELIS
ASSISTENTE AL PROGETTO ARTISTICO BRUNELLA GIOLIVO
ASSISTENTE ALLA REGIA PAOLO COSTANTINI
PRODUZIONE TEATRO DI NAPOLI – TEATRO NAZIONALE, FONDAZIONE CAMPANIA DEI FESTIVAL
ad Emilia……
Se il tempo non esistesse? Se il tempo fosse solo un’invenzione degli uomini per accettare la parola fine? Se l’eterno viaggiare fosse solo un eterno finire un po’? Due uomini fuggono da loro stessi per incontrare un altro sé, nei luoghi della mente, nei luoghi abitati solo dalla parola e dalla lingua. La lingua come unica possibilità per viaggiare nell’infinito mondo, nonostante il nostro essere creature finite. Non c’è un servo e un padrone, non c’è un intellettuale e un uomo del popolo, c’è un solo uomo che sa essere entrambi gli uomini, entrambe le possibilità che la vita ci ha dato: una attraverso la letteratura che si fa vita, l’altra attraverso la vita che si fa letteratura. Essere colti ed essere meravigliosamente ignoranti. Due lati della stessa medaglia. Due esistenze che si incontrano in una discarica, dove la discarica può essere solo una grande metafora di quel posto che sta prima dell’inizio di quella divina commedia che è la vita stessa, un posto dove la speranza viene lasciata, perché sperare non ha più senso. Penso a un luogo dove gli anziani vanno a leggere su un tabellone elettronico la destinazione del loro ultimo viaggio, ma come per incanto quella parola non arriverà mai, perché alla fine non c’è un ultimo luogo, non esiste e non può esistere, perché noi siamo il luogo di noi stessi, noi siamo la prima ed ultima stazione. Il più grande dono che ci è stato dato è la parola, dalla parola noi abbiamo fatto lingua, il nostro eterno viaggiare. Il dono più prezioso che abbiamo sono le infinite moltitudini che le particelle (lettere dell’alfabeto) ci danno combinandosi in infiniti modi. Ogni lettera dell’alfabeto è una stazione del nostro stare al mondo, ogni parola una forchettata di spaghetti aglio olio e peperoncino. Antonio Latella
20 GIUGNO 2023 ORE 21.00
21 GIUGNO 2023 ORE 19.00
IL RITO
DURATA 100 MINUTI
PRIMA ASSOLUTA
DI INGMAR BERGMAN
CON (CAST IN VIA DI DEFINIZIONE)
ELIA SCHILTON (GIUDICE ERNST ABRAMSSON), EURIDICE AXEN (THEA WINKELMANN), ANTONIO ZAVATTERI (HANS WINKELMANN), GIAMPIERO JUDICA (SEBASTIAN FISCHER)
ADATTAMENTO E REGIA ALFONSO POSTIGLIONE
COPRODUZIONE ENTE TEATRO CRONACA, TEATRO DI NAPOLI – TEATRO NAZIONALE, FONDAZIONE CAMPANIA DEI FESTIVAL – CAMPANIA TEATRO FESTIVAL
SCENE ROBERTO CREA
COSTUMI GIUSEPPE AVALLONE
MUSICHE PAOLO COLETTA
Il rito è tratto dal film omonimo di Ingmar Bergman del 1969. Tre artisti di varietà (i coniugi Hans e Thea, e Sebastian, amante della donna) sono denunciati per l’oscenità presunta di un numero del loro ultimo spettacolo. Il giudice Abrahmsson li interroga per decretarne l’eventuale condanna. Non riuscendo a farsi un’idea dai colloqui con gli artisti, l’uomo assiste alla performance allestita nel suo ufficio, subendone conseguenze inaspettate. Al centro del lavoro, il tema della censura e l’impossibilità di contenere la potenzialità destabilizzante dell’atto artistico.
Il rito è una partitura di parole e rapporti fisici tesi e affilati. Nell’istruttoria che il giudice conduce, dapprima cerimonioso poi prepotente, si dispiegano la fragilità nevrotica della bellissima Thea, la vanità violenta di Sebastian, la razionalità noiosa di Hans. Ma progressivamente, il giudice stesso viene stanato implacabilmente nella sua più oscura e repressa identità. E allora è soprattutto la vita che viene messa sotto processo, rivelando tutta la sua artaudiana oscenità, fino a costringere i personaggi a consegnare, nel rito finale, le proprie colpe a qualcuno, fosse anche la colpa ultima di esistere.
26 GIUGNO 2023 ORE 21.00
27 GIUGNO 2023 ORE 19.00
I PROMESSI SPOSI , ALLA PROVA
DURATA 175 MINUTI
DI GIOVANNI TESTORI
ADATTAMENTO E REGIA ANDRÉE RUTH SHAMMAH
CON GIOVANNI CRIPPA, FEDERICA FRACASSI, CARLINA TORTA
SCENA GIANMAURIZIO FERCIONI
COSTUMI ANDRÉE RUTH SHAMMAH
LUCI CAMILLA PICCIONI
MUSICHE MICHELE TADINI E PAOLO CIARCHI
PRODUZIONE TEATRO FRANCO PARENTI/FONDAZIONE CAMPANIA DEI FESTIVAL
CON LA COLLABORAZIONE DI FONDAZIONE TEATRO DELLA TOSCANA/ ASSOCIAZIONE GIOVANNI TESTORI
AIUTO REGISTA BENEDETTA FRIGERIO
ASSISTENTE ALLA REGIA LORENZO PONTE
ASSISTENTE ALLO SPETTACOLO DILETTA FERRUZZI
DIRETTORE DELL’ALLESTIMENTO ALBERTO ACCALAI
PITTORE SCENOGRAFO SANTINO CROCI
ASSISTENTE SCENOGRAFA OLIVIA FERCIONI
COSTUMI SCELTI DAL MATERIALE DI SARTORIA DEL TEATRO CURATA DA SIMONA DONDONI
SCENE COSTRUITE PRESSO IL LABORATORIO DEL TEATRO FRANCO PARENTI
Andrée Ruth Shammah fa rivivere lo spettacolo originario del 1984: “Per quanto lontano dai noi e dallo spirito del nostro tempo, un classico è tale perché capace di risvegliare dubbi ed emozioni proprie a tutti gli esseri umani”. Sul palco, giovani interpreti affiancati da grandi attori (Giovanni Crippa, Federica Fracassi, Carlina Torta) che con generosità si mettono “alla prova” con la scrittura di Testori arricchita da incursioni del capolavoro manzoniano.
“Ci sono momenti storici in cui alcuni testi ci sembrano necessari; la prima volta che ho messo in scena I Promessi sposi alla prova con Franco Parenti ne sentivo la necessità e la sento oggi, come e forse più di allora. Testori ha accolto, tradito o tradotto le parole di Manzoni in una nuova forma che rende contemporanee e facilmente comunicabili verità antiche di cui abbiamo nuovamente bisogno. Con questo spettacolo, non solo si vuole restituire al pubblico uno dei capisaldi della letteratura italiana e far conoscere e amare la riscrittura di Testori, ma si intende esortare a camminare con una nuova consapevolezza nel nostro tempo e a riscoprire i fondamenti del Teatro, come lo intendo io ancora e sempre di più.” (A. R. Shammah)
2 LUGLIO 2023 ORE 21.00
PREMIATA PASTICCERIA BELLAVISTA
DURATA 100 MINUTI
PRIMA ASSOLUTA
LA COMPAGNIA NEST PRESENTA
UNA COMMEDIA DI VINCENZO SALEMME
CON FRANCESCO DI LEVA, ADRIANO PANTALEO, GIUSEPPE GAUDINO
E ATTORI DA DEFINIRE
REGIA GIUSEPPE MIALE DI MAURO
UNA PRODUZIONE NEST NAPOLI EST TEATRO / DIANA OR.I.S
SCENE LUIGI FERRIGNO
COSTUMI GIOVANNA NAPOLITANO
GRAFICA E FOTO DI SCENA CARMINE LUINO
ORGANIZZAZIONE CARLA BORRELLI
UFFICIO STAMPA GENNARO BIANCO
Premiata Pasticceria Bellavista è una storia di cecità, di uomini e donne incapaci di osservare la vita e il mondo che li circonda. Il racconto di una condizione sociale e culturale i cui ogni personaggio della commedia è incapace di affrontare il percorso che la vita gli ha messo di fronte e agisce fingendo di non vedere. Non a caso arriverà proprio un cieco ad aprire gli occhi di tutti, a metterli al cospetto della verità che nessuno di loro ha il coraggio di dire. Paradosso Kafkiano che Salemme dipana lungo tutta la commedia con la sua penna leggera, fatta di battute fulminanti e tirate che mettono in risalto un mondo ipocrita e vigliacco, guidato da una voce che viene dall’alto, la voce di una madre, figura creatrice come quella di Dio. E proprio come faceva Eduardo, Salemme riesce a raccontare attraverso le vicende di una famiglia il mondo intero, un’umanità che cammina con i paraocchi, che ha difficoltà nelle relazioni, che mira solo al profitto personale, che mente spudoratamente. Una storia amara ambientata nel regno del dolce: una pasticceria.
4 LUGLIO 2023 ORE 21.00
IL DIARIO RITROVATO
DURATA 90 MINUTI
PRIMA ASSOLUTA
CON ANGELA PAGANO
DI ANGELA PAGANO
A CURA DI FRANCESCO SCOTTO
REGIA ANTONIO MARFELLA
AIUTO REGIA MARTA ESPOSITO
PRODUZIONE ENTE TEATRO CRONACA VESUVIOTEATRO
… se ci ripenso, il mio vero debutto avviene a 16 anni in un negozio di guanti di piazza dei Martiri.
Questo l’incipit diaristico che Angela Pagano ci consegna per raccontare di una straordinaria drammaturgia d’artista e di donna. L’insospettabile e quasi irreale scenario dell’esordio sembra essere addirittura un negozio di guanti; in realtà, quello è solo il primo luogo di rivelazione di un’attitudine. Il luogo, cioè, in cui la fibrillazione creativa, l’istinto improvvisativo, la determinazione caratteriale cominciano a far le prove col mondo dirimpetto, con tutto il pubblico possibile. L’andamento del racconto è rapsodico, duro, melodico, secco, pungente, si fa storia minuta e profonda, diventa storia comune e condivisa. Diventa la vita. Fin qui il romanzo, la letteratura, il diario, appunto, ma poi sarà parola ricordata, letta, detta, agita, ritrovata. Sarà in buone parole: il Teatro!